L'importanza del marchio
Paolo Fusco – Graphic designer & Copywriter
Perché nei cartelli stradali si fa così largo uso di immagini, ed invece si limita l’uso di contenuti testuali al minimo indispensabile?
Non ci si riferisce ai cartelli indicatori di località dove, ovviamente, il testo è essenziale. Ma nei cartelli di divieto o di pericolo, quello che colpisce immediatamente è l’immagine. Appunto: “colpisce”.
Spesso, mentre si guida, i tempi di percezione sono ristretti. Più si è veloci, meno tempo si ha per vedere. E il cervello, che in caso di un segnale di pericolo, deve reagire prontamente, è assai più veloce se è “colpito” da un’immagine piuttosto che da un messaggio testuale (che necessita di più tempo per essere letto).
A quale condizione?
L’immagine deve essere riconoscibile. Infatti i segnali stradali sono standardizzati. Secondariamente, l’immagine prescinde dalla lingua utilizzata e può essere comprensibile anche per chi proviene da un’altra nazione.
I marchi aziendali non funzionano in modo troppo diverso.
Nei primi anni 2000 uno studio americano stimava che, da mattina a sera, un cittadino in media “vede” oltre 1000 marchi aziendali (tra cartelli pubblicitari, giornali, televisione, internet…). Se gli si chiede di ricordarsi quali marchi ha visto, in media, alla sera, ne ricorda sette. Lo scopo di un marchio aziendale è far sì che la vostra azienda sia tra quei sette.
Come si può arrivare a tanto?
Evidentemente si deve partire da una accurata progettazione. Non solo il marchio deve essere accattivante, facilmente riconoscibile, semplice e di facile applicazione sui supporti più disparati, prima di tutto deve esprimere bene lo spirito dell’azienda che rappresenta. Poi, è necessario che la comunicazione del brand sia coerente: ogni canale della comunicazione aziendale, online e offline, deve seguire le linee della strategia concordata. Solo in questo modo, in qualsiasi occasione venga visto, il marchio sarà inequivocabilmente ricollegato all’azienda.
“La creazione di un marchio aziendale di successo segue regole rigorose: e più sono rigorose, più grande è il successo di chi riesce ad infrangerle.”
Un caso emblematico è quello della bibita più famosa al mondo. Di fatto questo marchio non prevede alcuna immagine (o “pittogramma”) ma soltanto uno specifico carattere tipografico (“lettering”). Tecnicamente quindi dovremmo parlare di logotipo e non di marchio. Eppure l’azienda ha ugualmente una identità indiscutibile.
L’immagine che tutti riconoscono non è il “disegno” del marchio, ma la forma della bottiglia, che negli anni (grazie ad investimenti pubblicitari mirati) è diventata una vera icona.
Questa forma è oggi di fatto un marchio, anche se tecnicamente non lo è.
Al punto che ci si è potuto permettere immagini pubblicitarie come quella che riproponiamo qui di seguito (non a caso realizzata da Ogilvy, una delle agenzie pubblicitarie più famose al mondo).
Addirittura senza nemmeno far vedere il prodotto, né nominare l’azienda!
Impossibile osare di più…
Carbonati Apuani
Azienda del comparto marmifero apuo-versiliese che produce granelli e polveri di marmo a granulometria controllata. La richiesta del cliente è stata di uno stile pulito e minimale. Per il lettering è stato scelto un carattere lineare, moderno, senza grazie.
Il pittogramma, oltre a stilizzare le iniziali C A, rappresenta l’ambiente naturale montano delle apuane: cielo, vette, marmo bianco; un piccolo mondo in miniatura, perciò idealmente racchiuso in una forma circolare.
Grande semplicità, leggibilità e versatilità nell’applicazione nei contesti più diversi sono le caratteristiche principali di questo marchio che trasmette solidità e rigore.