I Pink Floyd e la buccia di banana (artificiale)
Chi scrive è cresciuto, come si suol dire, a “pane e Pink Floyd”. Sono stati per molti anni il mio punto di riferimento assoluto sulla scena musicale e, gusti a parte, si può dire senza timore che rappresentano uno dei gruppi più importanti della storia del rock britannico, forse di quello mondiale. Hanno fatto la storia della musica. Il loro disco più famoso “The Dark side of the moon” del 1973 conserva ancora oggi il primato del disco che è rimasto più a lungo nelle classifiche di vendita di tutti i tempi. L’anno scorso, in occasione del 50° anniversario del disco, la band ha bandito un interessante concorso che ha avuto ampio risalto sul web. Si chiedeva ai concorrenti di realizzare un video, scegliendo uno dei dieci brani dell’ album, specificando chiaramente di non utilizzare riprese video, ma esclusivamente animazione grafica. Senza dubbio una bella sfida, peraltro molto in linea con la storia del gruppo (i fans ricorderanno l’opera inimitabile dell’illustratore Gerald Scarfe per “The Wall”, solo per fare l’esempio più autorevole).
Centinaia sono stati i video di autori che hanno partecipato al concorso. Fin qui, tutto secondo copione. Ma alla conclusione, ecco il colpo di scena: il video vincitore (il premio era costituito dalla somma di 100.000 sterline) è un video realizzato interamente con Intelligenza Artificiale. Link al video YouTube.
Prima considerazione: quando sono state divulgate le regole per partecipare, l’AI non aveva ancora avuto l’exploit che abbiamo conosciuto nel corso del 2023, il concorso è stato bandito infatti all’inizio dell’anno. Comprensibile quindi che nessuno abbia pensato di introdurre clausole di esclusione. Anzi, era dichiarato espressamente che l’uso di AI era consentito.
Seconda considerazione: perchè bandire un concorso del genere? Credo che una band storica come i Pink Floyd abbia ben chiaro che il successo dipende in ultima analisi sempre dai fans. Se la musica che fai piace, vende. Quindi il rispetto dei propri fans dovrebbe essere sempre al primo posto, per chiunque, a maggior ragione per chi è sulla scena da oltre 50 anni. Inizialmente ho infatti pensato che l’operazione fosse molto accattivante: dare la possibilità ai fans di esprimersi liberamente, e dar loro visibilità. Una bella operazione.
Che però viene vanificata del tutto dalla scelta del vincitore, che infatti ha suscitato aspre polemiche per ogni dove.
Una cosa è un video in cui si fa uso, tra le altre tecniche, ANCHE di intelligenza artificiale, altra cosa è un video creato INTERAMENTE con l’intelligenza artificiale, come quello in questione, che di fatto è un continuo “morphing” (oltre 3 minuti…). Un tantino ridondante. Ciò che stupisce non è però chi ha compiuto questa scelta, quanto chi l’ha giudicata meritoria di vincere.
Un clamoroso scivolone su una gigantesca buccia di banana quindi. Tanto più che tra i video in concorso ve ne erano alcuni realizzati con tecniche manuali di assoluto rilievo. Si veda ad esempio questo realizzato in “timelapse”, ovvero scattando fotogramma per fotogramma su un unico foglio di carta da disegno e usando solo una matita e una gomma.
Tutti i gusti son gusti, si dirà. Certo. Ma se – ripetiamo – l’operazione aveva lo scopo di avvicinare la band ai propri fans, allora è lecito dire che ha sortito esattamente l’effetto opposto. Quindi un fallimento totale.
Gianfranco Livraghi, uno dei pubblicitari più famosi in Italia era solito ripetere che nella comunicazione pubblicitaria “niente è così deleterio come una grande spinta nella direzione sbagliata”. Vedendo le recenti implementazioni dell’intelligenza artificiale viene il dubbio che la cosa ci stia sfuggendo di mano, almeno in alcuni casi. Il fatto che in molti campi l’AI possa sostituire l’intelligenza umana, non rischia forse di diventare un inconsapevole stimolo all’atrofizzazione delle nostre capacità intellettive? L’autore del video di cui sopra, quello che ha usato lapis e gomma, non corre certo questo rischio. Chissà che prima o poi non appaia sulla scena una sorta di bollino “A.I. FREE” per certificare i prodotti ottenuti solo in modo rigorsamente “umano”…. In agricoltura è accaduto. Ciò che originariamente era l’attività “naturale” per antonomasia, ha subito un processo di industrializzazione sempre più spinto fino a farci considerare normale, oggi, avere una certificazione di “agricoltura biologica”. “Intelligenza umana” potrebbe essere la prossima certificazione. O tautologia.